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In giro per la Sicilia

Informazioni

Luogo: Sicilia, Calabria
Periodo: 19 Giu 2015 -> 05 Lug 2015
Caratteristiche: paesaggio, natura, mare, montagna
Consigli:

Attrezzatura

Fotocamera: Nikon D5000, Nikon D5200
Obiettivi: Nikkor AF-S DX 18-105mm f/3.5-5.6G ED VR, Nikkor AF-S DX 35mm f/1.8G, Sigma 10-20mm f/4-5.6 EX DC HSM, Nikkor AF-S 70-200mm f/2.8G ED VRII
Filtri: CIR-PL Hoya HD 67mm, CIR-PL Hoya HD 77mm


In questo articolo vi racconterò il viaggio fatto in Sicilia l'anno scorso. Cogliendo l'occasione del matrimonio di una nostra amica abbiamo trascorso qualche giorno anche in Calabria. Nonostante la distanza abbiamo deciso di viaggiare in auto da Milano, con una pausa intermedia nelle Marche sia all'andata che al ritorno. Il viaggio è lungo e percorrere tutta l'Italia da nord a sud in una volta sola sarebbe sfiancante. Inoltre sarebbe un peccato passare vicino a tanti bei posti senza neanche fermarsi un attimo ad ammirarli. Potete decidere di raggiungere la Sicilia direttamente in auto, in aereo o via mare, ma indipendente da quale sia la vostra scelta l'automobile o la moto sono indispensabili per gli spostamenti tra le località di interesse.

Sotto trovate la mappa con le tappe principali del viaggio.


Come vedete c'è l'imbarazzo della scelta, quindi a meno che non abbiate a disposizione almeno un mese, vi consiglio vivamente di scegliere una zona e concentrarvi su quella. La Sicilia è molto estesa ed offre una quantità notevole di località che vale la pena di vedere, quindi è molto meglio prendersi il tempo necessario per visitare bene una sua parte piuttosto che cercare a tutti i costi di vederla tutta in una volta, con il rischio di perdere tappe importanti. Noi purtroppo abbiamo sottovalutato questo aspetto. Se dovessi tornare indietro non avrei dubbi e la visiterei un po' alla volta. Per questo motivo di seguito ho suddiviso la descrizione in tre zone geografiche, cercando di agevolare un'eventuale pianificazione del viaggio.

Geografia a parte vi renderete conto che la Sicilia offre ai turisti tutto quello che si può desiderare. Che stiate cercando mare, montagna, storia, cultura o buona cucina non avrete difficoltà a trovare la meta giusta per la vostra vacanza, oltre ad una grande ospitalità, a cui purtroppo siamo sempre meno abituati.

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La costa nord

La costa nord della Sicilia offre una quantità notevole di località interessanti. Dal punto di vista logistico è raggiungibile via mare attraverso lo stretto di Messina e, per chi è disposto ad affrontare un viaggio più lungo, attraverso il porto di Palermo. Per chi invece preferisce volare ci sono gli aeroporti di Palermo e Trapani. Partendo da est e procedendo verso ovest le località più celebri sono le Isole Eolie, Cefalù, Palermo, la Riserva dello Zingaro, San Vito Lo Capo, Erice e Trapani. Per chi ama i monti ci sono il Parco Naturale dei Nebrodi ed il Parco delle Madonie. Chi ama la storia e non vuole tralasciare gli aspetti culturali non potrà fare a meno di prestare particolare attenzione a Palermo ed Erice, oltre che visitare le rovine di Segesta.

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Le Isole Eolie

Le Isole Eolie non hanno certo bisogno di grandi presentazioni. Meta di turisti provenienti da tutto il mondo il celebre arcipelago di origine vulcanica è costituito da sette isole: Lipari, Salina, Vulcano, Panarea, Stromboli, Alicudi e Filicudi. Partendo dalla Sicilia le Eolie sono raggiungibili via mare dai porti di Milazzo (il più vicino), Cefalù e Palermo. Altri collegamenti sono disponibili partendo da Tropea ed addirittura da Napoli.

L'arcipelago è relativamente piccolo ma allo stesso tempo molto conosciuto, anche all'estero, quindi se volete evitare il sovraffollamento dell'alta stagione vi conviene scegliere bene il vostro periodo di permanenza. La stagione turistica va più o meno da maggio a settembre, forse anche leggermente più in là, con un picco di alta stagione ad agosto. Giugno e settembre sono secondo me degli ottimi compromessi per poter visitare l'arcipelago in tutta tranquillità e con una spesa ragionevole.

Ogni isola ha caratteristiche distintive che dovrebbero guidare le vostre scelte. Avendo a disposizione solo tre giorni noi abbiamo deciso di dormire a Lipari, approfittando della sua posizione centrale che favorisce gli spostamenti tra le altre isole dell'arcipelago. Alicudi e Filicudi, situate ad ovest, sono le isole più piccole e più selvagge. Dotate di pochissime strutture sono l'ideale per chi cerca un luogo appartato per trascorrere qualche giorno in mezzo alla natura e senza alcuna preoccupazione. Salina è la seconda isola per estensione dopo Lipari, da cui è raggiungibile in pochissimo tempo. E' particolarmente fertile ed è qui che si produce il vino Malvasia. Dato il poco tempo a disposizione abbiamo limitato la nostra visita alle isole di Lipari, Vulcano, Panarea e Stromboli.

Lipari è l'isola più grande e quella dotata del maggior numero di strutture ricettive. E' percorribile in auto anche se la soluzione migliore consiste nel noleggio di uno scooter. Esiste praticamente un'unica strada che consente di fare il giro completo dell'isola in una quarantina di minuti. Le sue spiagge principali sono in località Canneto ed Acquacalda. Ci sono diversi punti panoramici dai quali è possibile ammirare la costa della Sicilia e le isole dell'arcipelago. Assolutamente da non perdere la vista al tramonto da Punta Quattrocchi.

Siamo arrivati a Lipari poco dopo pranzo e dopo aver lasciato i nostri bagagli al B&B abbiamo fatto un giro lungo il corso principale per farci l'idea del posto. Le agenzie che organizzano i giri turistici in barca sono numerose e raccogliere informazioni non è un compito arduo. Trattandosi di una delle principali fonti di guadagno degli abitanti l'offerta non manca e si tratta solo di scegliere la gita che meglio si addice alle proprie esigenze. Noi abbiamo deciso di iniziare con la visita di Vulcano e di dedicare il giorno successivo a Panarea e Stromboli.

L'indomani partiamo dal ritrovo per raggiungere il porto di Marina Corta, dove l'imbarcazione aspetta il nostro gruppo, composto da poco più di una ventina di persone. Il giro prevede alcune soste per fare il bagno e quindi una pausa di qualche ora sull'isola di Vulcano. Causa meduse dobbiamo rinunciare ad un paio di bagni ma il bilancio è comunque positivo. I ragazzi della Compagnia Marina Corta, Bartolino a terra, Antonio ed Alessio a bordo, sono gentili e disponibili, e fanno di tutto per offrire a tutti un buon ricordo dell'escursione. Dopo il giro dell'isola approdiamo al porto per una sosta di qualche ora. L'isola di Vulcano è quasi interamente selvaggia. Le sue maggiori attrazioni sono il cratere principale, le spiagge di sabbia nera, la pozza dei fanghi termali e vulcanello, un piccolo promontorio collegato all'isola da una sottile lingua di terra, mentre via mare si possono ammirare numerose insenature caratteristiche.

Appena scesi a terra ci dirigiamo immediatamente verso il cratere. Percorso un breve tratto tra le abitazioni lasciamo la strada per imboccare il sentiero che conduce alla sommità del vulcano. La cima è attorno ai 400 metri di altezza e per raggiungerla non occorre nulla di particolare salvo qualche accorgimento di buon senso. Il percorso non offre ripari dal sole e dopo il primo tratto si fa sabbioso, quindi è raccomandabile portarsi un copricapo, acqua e preferibilmente un paio di calzature comode. Man mano che si sale la vegetazione già quasi inesistente scompare del tutto. Si distingue sempre meglio il fumo ed una volta raggiunta la sommità finalmente si può ammirare il cratere. Il vento che spazza la cima offre un po' di sollievo dal caldo torrido. Lungo il pendio che scende all'interno del vulcano, soprattutto a sinistra, si nota distintamente la terra di colore giallastro, da cui si solleva il fumo accompagnato da un forte odore sulfureo. Dopo aver fatto il giro del cratere ed aver scattato un po' di foto facciamo ritorno soddisfatti al porto, dove la nostra imbarcazione ci attende per fare ritorno a Lipari.

Abbiamo ancora qualche ora del pomeriggio per fare una camminata in direzione punta Quattrocchi. Dal paese ci vuole circa una quarantina di minuti a piedi ma dato che la strada è stretta e ci passano solo macchine vi consiglio di andarci con uno scooter o in auto. Raggiungiamo il piccolo belvedere giusto in tempo per ammirare la scogliera colorarsi di un forte arancione mentre il sole si abbassa al tramonto.

Il giorno successivo è destinato alla visita di Panarea e Stromboli, con partenza in mattinata e ritorno dopo cena. Arriviamo a Panarea poco prima di pranzo. Tra tutte le isole si tratta della meta più esclusiva e costosa. L'isola non è transitabile in auto e gli unici mezzi che si vedono in giro sono pochi motorini e qualche mezzo elettrico. Dal porto è possibile fare un percorso che gira intorno a tutta l'isola ma non abbiamo molto tempo a disposizione. Ci limitiamo a mangiare qualcosa e a passeggiare tra le caratteristiche abitazioni bianche ed azzurre, sbirciando qua e là per cogliere qualche scorcio dei terrazzini e dei piccoli giardini interni con vista sul mare. Tra le isole che abbiamo visto Panarea mi è sembrata la più carina di tutte, piccola, ordinata e graziosa per la cura prestata alle sue abitazioni, che ne rappresentano il tratto distintivo.

Lasciata Panarea passiamo nei pressi dello scoglio Spinazzola ed dell'adiacente isola di Basiluzzo, da cui si ha una particolare vista su Stromboli, l'isola più a nord dell'arcipelago. Anche da lontano la sua classica forma a cono si stacca nettamente dalla superficie del mare e man mano che ci avviciniamo il fumo che si solleva dal suo camino si distingue in modo sempre più chiaro. Giunti in prossimità del molo proseguiamo brevemente verso nord per ammirare il tramonto nei pressi di Strombolicchio, un isolotto poco distante. La nostra imbarcazione ci lascia quindi a terra per la cena.

Stromboli è conosciuta soprattutto per il suo vulcano attivo, che offre periodicamente lo spettacolo delle eruzioni e che attira numerosi turisti desiderosi di avvicinarsi al cratere per ammirare lo spettacolo notturno della sciara del fuoco. A differenza di Vulcano, ben più mansueto e facilemte accessibile, Stromboli è un vulcano attivo che con i suoi 926 metri di altitudine richiede attrezzatura adatta, un minimo di preparazione fisica e l'ausilio di una guida per muoversi in sicurezza. Sono diverse le agenzie che organizzano gite per raggiungere la sua sommità. Per chi volesse improvvisare un'escursione ma non avesse con sé il necessario è possibile affidarsi alle numerose guide, che oltre ad accompagnarvi vi metteranno a disposizione anche l'attrezzatura (scarpe da trekking, bastoncini, etc). Noi purtroppo eravamo impreparati e ci siamo limitati alla visita dell'isola, senza salire sul vulcano. Il lungomare è una striscia di terra tra una fila di locali da una parte ed una spiaggia di sabbia nera dall'altra, dove i pescatori mettono al riparo e sistemano le loro piccole barche. Il paese è fatto di case bianche più o meno sullo stile di Panarea, che però è tutt'altra cosa. Le abitazioni sono delimitate da muretti costruiti come protezione in caso di eruzione e qua e là si vedono i cartelli che indicano la direzione del mare per far fronte alle situazioni di emergenza. E' curioso notare come nonostante il costante e concreto pericolo Stromboli sia una delle isole più frequentate dell'arcipelago, e non solo per le gite giornaliere. Personalmente ho trovato il paese di Stromboli un po' deludente ma credo che valga assolutamente la pena fare l'escursione per osservare da vicino la bocca del vulcano. Noi ci siamo accontentati di guardare qualche esplosione con conseguente espulsione di bombe e lapilli mentre l'imbarcazione sostava al largo in attesa del rientro di chi era salito in cima.

La mattina dell'ultimo giorno noleggiamo una macchina e facciamo il giro completo di Lipari, con sosta in un agriturismo dove oltre ad un buon pranzo approfittiamo per prendere un po' di capperi e cucunci, direttamente dai loro campi. I capperi sono solo uno dei prelibati prodotti della Sicilia. Fatto ritorno in paese ci prepariamo infine a salutare le Eolie per continuare il nostro viaggio. Siamo in Sicilia solo da quattro giorni ma sono già soddisfatto.

Per spezzare il viaggio verso ovest ci fermiamo per una notte a Cefalù. Arriviamo nel tardo pomeriggio e lasciamo le valigie al B&B A'Jureka, dove il proprietario Francesco ci dà un po' di informazioni sul posto e su quello che c'è da vedere. Usciamo poco dopo per fare una passeggiata tra gli stretti vicoli del paese in direzione del piccolo porticciolo, dove ci godiamo il tramonto. E' qui che iniziano i circa due chilometri di lungomare di Cefalù ed è qui che torneremo l'indomani per goderci qualche ora tranquilla in spiaggia. In serata ceniamo in un ristorante con vista sul mare, proprio di fianco all'antico lavatoio, e camminiamo un po' per le affollatissime stradine del piccolo centro storico. La mattina seguente dopo un'ottima colazione facciamo quattro chiacchiere con Francesco. E' parlando con lui che mi rendo conto per la prima volta dell'incredibile potenziale di cui gode la Sicilia. In effetti non ci avevo mai pensato prima ma rispetto a numerose mete turistiche di tutta Italia e non solo alla Sicilia non manca assolutamente niente. C'è il mare delle sue località e delle sue isole, c'è la montagna e ci sono i vulcani, non esattamente facili da vedere altrove, ci sono città ricche di storia e di opere d'arte, c'è l'ospitalità, che in località più gettonate è ormai in via d'estinzione, c'è la buona cucina locale e ci sono i prodotti della terra, invidiati in tutta Italia ed esportati all'estero. Viene da chiedersi per quale motivo non venga data la giusta importanza a così tante risorse in una regione che ne trarrebbe un grande beneficio. Non so dire se si tratti di scarsa attenzione, ignoranza o altro, ma vedere così tante risorse abbandonate o mal utilizzate è veramente un peccato.

Prima di ripartire abbiamo il tempo per visitare la famosa Cattedrale di Cefalù, sulla piazza dietro Corso Ruggero, ed il suo Cristo Pantocratore, mentre rinunciamo a salire alla Rocca. Anche in un paese così piccolo ci sarebbe molto da vedere ma purtroppo la nostra tabella di marcia non permette di trattenerci oltre.

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Erice e la Riserva dello Zingaro

Lasciata Cefalù prendiamo l'autostrada in direzione Trapani. Abbiamo deciso di saltare Palermo a causa dei pochi giorni a disposizione e dato che volendo è raggiungibile in aereo. Ci sono già stato e credo che sia una città da vedere ma penso che meriti qualche giorno per essere vista come si deve. Trapani d'altro canto è in un'ottima posizione per visitare Erice, San Vito Lo Capo e la Riserva dello Zingaro. Arriviamo in serata ed il giorno successivo abbiamo in programma proprio la riserva naturale che anni prima, durante il mio precedente viaggio in Sicilia, non ero riuscito a vedere.

La Riserva dello Zingaro è un'area protetta che si estende per cinque chilometri lungo la costa e per circa due nell'entroterra. Si trova esattamente a metà strada tra Castellammare del Golfo e San Vito Lo Capo ed è accessibile da due ingressi: uno a nord, a 12km da San Vito Lo Capo, e l'altro a sud, ad 1km da Scopello, dove pagando un biglietto di ingresso è possibile visitare la tonnara ed i faraglioni che avrete certamente visto in numerose fotografie. Noi siamo arrivati da sud, seguendo una strada che finisce in corrispondenza di un ampio parcheggio, a pochi metri dall'ingresso. Pagato il biglietto ci vengono consegnati regolamento e mappa, e ci viene dato qualche consiglio. Trattandosi di una riserva naturale al suo interno non ci sono né chioschi né punti di ristoro ma potete riempire le vostre bottiglie all'ingresso ed in pochi altri punti segnalati sulla mappa. Sebbene esista anche un sentiero panoramico la quasi totalità dei visitatori resta sulla costa e scende a mare in corrispondenza delle cale che si susseguono lungo il tragitto. Il sentiero costiero non è particolarmente faticoso ed è facilmente percorribile, ma è costantemente esposto al sole ed offre solo pochi punti dove è possibile trovare riparo. E' fatto di continui saliscendi interrotti di tanto in tanto dalle deviazioni che portano alle calette, mentre alcuni piccoli edifici rurali ospitano fotografie ed oggetti che documentano la storia della riserva. A fare eccezione sono un gruppetto di casette poco distanti da Cala della Disa, con tanto di indicazione di quella che sembra a tutti gli effetti un'abitazione. Me le ricordo bene perché ben visibili lungo il tragitto e perché mi sono chiesto cosa ci facessero in una riserva naturale.

Le cale che si trovano agli estremi della riserva, Cala Capreria e Cala Tonnarella dell'Uzzo, sono le più grandi ed inevitabilmente le più frequentate. Per godervi al meglio il mare e gli scorci della riserva evitate assolutamente il mese di agosto e tenete conto che già ad inizio luglio Cala Tonnarella dell'Uzzo diventa in poco tempo impraticabile. Arrivate presto e spingetevi nelle zone più distanti dagli ingressi, ricordando però che in alcuni casi lo spazio a disposizione è davvero poco.

Noi abbiamo percorso tutto il tragitto da sud a nord. Poco dopo l'ingresso si percorre una breve galleria (leggete la storia) e si imbocca il sentiero. A pochi metri dalla discesa a Cala Capreria incontriamo una lapide che ricorda l'uccisione di Vincenzo Mazzarella, finanziere morto sotto i colpi della banda Giuliano negli anni Quaranta. E' uno dei tanti nomi legati purtroppo alla storia della mafia in Sicilia. Ignorando i dettagli dell'episodio mi ha stupito scoprire che quel delitto fosse stato commesso proprio lì. Proseguiamo quindi visitando un paio di musei, scendendo più o meno a tutte le cale indicate lungo il sentiero e fermandoci a Cala Berretta, una delle più piccole. Il mare è particolarmente trasparente e fare il bagno tra i pesci che ti girano intorno è un'esperienza almeno per me inusuale. Dopo aver mangiato qualcosa proseguiamo fino all'altro estremo della riserva, dove troviamo Cala Tonnarella dell'Uzzo, con le sue acque che vanno dalle tonalità del blu a quelle dell'azzurro, letteralmente presa d'assalto dai turisti. Dopo una breve ma doverosa pausa ritorniamo sui nostri passi in direzione sud mentre il sole scende mettendo in ombra la costa, rivolta ad est.

Tornati a Trapani il sole è ancora alto e decidiamo di visitare la zona delle saline. Ci hanno parlato molto bene di quelle di Mozia, a Marsala, dove vengono organizzate anche delle visite guidate, ma sono troppo distanti. Ci accontentiamo così di fare un giro nei dintorni di Trapani, curiosando qua e là senza una meta ben precisa. Le saline si trovano lungo la strada provinciale che si imbocca poco dopo aver lasciato il porto (da dove partono i traghetti per le Isole Egadi e per Pantelleria) e si sviluppano per diversi chilometri in direzione sud. Non esiste un punto di accesso vero e proprio ma potete lasciare l'auto dove trovate posto lungo la strada. Oltre ai mulini potrete ammirare diverse specie di uccelli, anche se i periodi migliori non corrispondono con la stagione estiva. Tra questi ci sono anche i fenicotteri rosa, che però pare siano più presenti nella zona di Marsala.

Il giorno successivo è la volta di San Vito Lo Capo. Questa volta decidiamo di percorrere la strada litoranea, passando lungo la costa ed aggirando la Riserva Naturale di Monte Cofano. San Vito Lo Capo si rivela bella ma decisamente troppo affollata, così decidiamo di tornare indietro per qualche chilometro e di fermarci in una delle numerose spiagge libere, in particolare quella di Santa Margherita. In questo tratto sabbia e rocce si alternano lungo la costa e l'erba ingiallita dal sole intenso contrasta con le sfumature blu del mare. Sullo sfondo Monte Cofano ci regala una bellissima vista con le nuvole bianchissime che sembrano sollevarsi dalla sua cima come da un comignolo. Tutt'altra cosa rispetto alla spiaggia superaffollata di San Vito Lo Capo.

In serata saliamo ad Erice per visitare il borgo medievale che con la sua posizione strategica sul mare si affaccia sulla città di Trapani. La strada parte dalla città e sale tortuosa terminando al parcheggio. Oltre che in macchina è possibile salire utilizzando la funivia che parte all'inizio della strada. Il borgo conserva le sue antiche mura e passeggiando tra le sue stradine si ha la sensazione di fare un salto indietro nel tempo. Ristoranti e piccoli negozietti sono dappertutto ma gli edifici e le strade in pietra fanno sì che Erice mantenga intatta la sua identità. Molti turisti sono soliti salire ad Erice soltanto la sera per ammirare il panorama ma tra castelli, torri, chiese e palazzi storici di cose interessanti da vedere ce ne sono davvero tante e se vi interessano storia ed architettura antica vi conviene dedicare ad Erice un'intera giornata. Anche se vi accontentate del panorama tenete conto che talvolta di sera il paese viene avvolto dalle nuvole, ma qualche squarcio potrebbe regalarvi comunque una vista suggestiva.

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La Sicilia meridionale

Arriva il momento di lasciare questa zona della Sicilia per spostarci in direzione di Ragusa Ibla, la nostra prossima meta. Alle nostre spalle ci lasciamo Marsala, Mazara del Vallo e la stessa città di Trapani, vista solo in parte, oltre all'arcipelago delle Egadi, con le isole di Favignana, Marettimo e Levanzo. Da non dimenticare anche l'isola di Pantelleria, che nonostante sia più vicina alla Tunisia che alle coste della Sicilia e sebbene sia raggiungibile da Trapani con più di sette ore di navigazione resta una meta più che desiderabile per tutti gli amanti del mare e della natura.

La strada che ci separa dalla nostra destinazione è lunga ma decidiamo di fermarci a visitare i due importanti siti archeologici di Segesta e di Selinunte. Il primo dista solo una trentina di chilometri e si trova nel comune di Calatafimi. Lasciata l'autostrada si procede tra le colline finché non si intravede l'antico tempio. L'accesso all'area archeologica consente di visitare il tempio greco e l'anfiteatro, il primo poco distante dall'ingresso, il secondo raggiungibile con un servizio navetta o percorrendo a piedi la strada di circa un chilometro e mezzo che lo separa dal parcheggio. Entrambi sono in buono stato di conservazione e l'anfiteatro è tutt'oggi utilizzato per mettere in scena nella stagione estiva rappresentazioni teatrali e concerti, approfittando del contesto suggestivo e della bella vista sui pendii sottostanti e sulle montagne in direzione del mare. Se ne avete l'occasione vi consiglio di visitare l'area archeologica nel tardo pomeriggio per approfittare della luce diffusa del sole. Attenzione però a non ritardare troppo la visita perché la zona non è pianeggiante ed il tempio va in ombra molto prima del tramonto.

Proseguiamo quindi in direzione sud per raggiungere le rovine di Selinunte. L'area è un vero e proprio parco archeologico, più esteso rispetto a Segesta. Selinunte era un'antica città greca ed al suo interno si possono vedere i resti di diversi templi e moltissime abitazioni. Numerosi sono anche i reperti ritrovati ed esposti al Museo Archeologico di Palermo. Per farvi un'idea di quanto la città fosse estesa ed articolata vi consiglio di dare un'occhiata alla vista aerea di Google Earth. Anche qui fa molto caldo e muoversi sotto il sole su una superficie così estesa non è affatto piacevole. L'ingresso all'area archeologica si trova in prossimità dell'acropoli, che ospitava diversi templi indicati con le lettere dell'alfabeto greco. Di essi sono rimaste in piedi solo alcune colonne e per la maggior parte si tratta solo di rovine. Camminando in direzione del mare per qualche centinaio di metri si raggiunge la collina orientale, dove si trovano i resti di altri tre templi e di numerose abitazioni che li circondano. La vista sul mare accompagna costantemente la visita e rende l'idea della posizione strategica dell'antica città.

Lasciate le rovine di Selinunte proseguiamo senza ulteriori soste fino a Ragusa Ibla, saltando Agrigento e la Valle dei Templi, che possiamo solo vedere in lontananza. Arriviamo a destinazione in tarda serata, giusto in tempo per sistemarci nel B&B a poche decine di metri dalla piazza principale e cenare. Ragusa Ibla si presenta come se fosse un'escrescenza di Ragusa ma in realtà è esattamente il contrario: è dall'antica città che ha preso forma con il tempo l'attuale provincia siciliana. Ragusa Ibla è situata su di una collina e probabilmente mantiene intatta la sua identità anche grazie a questa posizione, che ne consente il parziale isolamento. La quantità di chiese e palazzi in stile barocco è impressionante e camminando per le sue strade sembra di fare un salto indietro nel tempo. Particolarmente interessanti sono il Duomo di San Giorgio ed i Giardini Iblei. Oltre alle sue bellezze Ragusa Ibla si trova in un'ottima posizione per visitare le principali località della Sicilia sud-orientale. Da qui si possono raggiungere in tempi ragionevoli Modica, Scicli, Ispica, Rosolini, Noto, Capo Passero, Marzameni, la Riserva Naturale di Vendicari, Caltagirone e Piazza Armerina. Molte di queste località sono note per essere ricche di edifici in stile barocco a causa della ricostruzione che seguì al disastroso terremoto che colpì questa zona nel 1693. Si potrebbe tranquillamente pensare di trascorrere un paio di settimane solamente in quest'angolo della Sicilia, magari approfittando dell'aeroporto di Comiso, che si trova a pochi chilometri.

La mattina successiva ci svegliamo presto e ci dirigiamo verso Pachino per visitare Capo Passero e vedere l'Isola delle Correnti, laddove si incontrano le correnti provenienti da sud e da est. Passiamo prima Modica e poi Ispica per imboccare la strada che conduce a Pachino, nota per i suoi famosi pomodorini. Lungo la strada infatti incrociamo diversi camion che ne trasportano in grande quantità. Attraversato il paese la strada si fa sempre più stretta e dissestata ma è comunque asfaltata. Seguiamo quindi le indicazioni per Portopalo di Capo Passero per poi svoltare a destra verso l'Isola delle Correnti. La strada finisce su un piccolo piazzale dove sono parcheggiate poche altre auto ed un camioncino che vende panini. Un ragazzo lascia l'ombra del baracchino ambulante e ci si fa incontro: «Offerta libera, controlliamo le macchine». Il parcheggio ovviamente non è a pagamento e tutt'intorno non c'è anima viva. «Ma da chi le controlli le macchine?» penso tra me e me, ma visto che l'auto mi serve per tornare a casa verso anch'io la mia offerta. La spiaggia è a pochi metri. A sinistra si vede l'isolotto dove si trova il vecchio faro, ormai abbandonato e decadente. E' separato dalla terraferma da una sottile striscia di rocce, parzialmente sommerse a causa della marea. Il mare è limpido e qualcuno ne approfitta per fare snorkeling curiosando tra i fondali. Dopo aver fatto qualche bagno e scattato un po' di foto pranziamo in un piccolo chiosco sulla spiaggia. Nel pomeriggio il cielo inizia a coprirsi e così decidiamo di lasciare la spiaggia per dirigerci a Marzamemi.

Marzamemi è un piccolo paesino di pescatori situato pochi chilometri a nord di Capo Passero, poco distante da Pachino. Tra le sue vie dalle parti del porto ci sono diversi negozi che vendono prodotti della pesca, soprattutto tonno. Proseguendo si raggiunge la graziosa piazzetta ritratta in numerose fotografie. Il paese è veramente piccolo e per quello che ho visto non offre molto a parte la piazzetta e qualche altro scorcio caratteristico. Pochi chilometri più a nord c'è la Riserva Naturale di Vendicari, che con le sue acque azzurre è una tappa da non perdere per gli amanti del mare. La nostra giornata da spiaggia però è finita, complice il cielo minaccioso, e così riprendiamo la strada per Ragusa Ibla con l'intenzione di fermarci a Modica. Fortunatamente il tempo migliora ed il sole torna a splendere quando raggiungiamo la città che grazie ai suoi numerosi capolavori di architettura barocca è stata nominata patrimonio dell'umanità dell'UNESCO. Se vi piace questo stile dotreste dedicare alla visita della città almeno mezza giornata. Arte e cultura a parte Modica è celebre anche per il suo cioccolato, esportato in tutto il mondo. Una delle cioccolaterie più rinomate è l'Antica Dolceria Bonajuto, che produce cioccolato dalle fragranze più svariate e con percentuali di cacao fino al 90%, oltre a deliziosi cannoli (giganti) preparati al momento.

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La costa est

Il giorno successivo ci spostiamo in direzione dell'Etna ma non prima di aver visitato Noto e Siracusa. Noto è un altro capolavoro del barocco, non a caso considerata la capitale di questo stile. La maggior parte delle sue chiese e dei suoi palazzi storici si trova lungo Corso Vittorio Emanuele, la sua strada principale, o a breve distanza. Inutile che mi dilunghi nelle spiegazioni dato che non sarei in grado di darvi più informazioni di quelle che potete trovare in rete.

Dopo Noto è la volta di Siracusa, distante una trentina di chilometri. Decidiamo di dividere la visita in due parti: la prima dedicata al Teatro Greco e la seconda all'isola di Ortigia. La zona archeologica si trova ad ovest della città e comprende l'Anfiteatro Romano, il Teatro Greco e le latomie. Fotograficamente parlando il soggetto più interessante è il Teatro Greco, che però durante il periodo estivo è spesso ricoperto dalle assi di legno che lo proteggono durante le numerose manifestazioni che vi si svolgono. Assistere ad un'opera in questo contesto deve essere suggestivo ma il teatro ricoperto di legno è di fatto infotografabile. L'area era inoltre parzialmente chiusa ed una delle poche cose visitabili era l'orecchio di Dionisio, che di fatto non è altro che una grotta. Devo ammettere che tenendo conto del parcheggio abusivo, costo del biglietto non economico e principali attrazioni chiuse al pubblico o non fotografabili ho trovato la visita alla zona archeologica piuttosto deludente. La visita all'isola di Ortigia è andata meglio, notevole il Duom, anche se francamente mi sarei aspettato di più. Lasciata Siracusa raggiungiamo Zafferana Etnea in tarda serata.

Per vedere la zona dell'Etna potete scegliere diverse soluzioni. Il modo più semplice ed economico è salire in auto fino al Rifugio Sapienza e visitare i crateri Silvestri. Se invece siete alla ricerca di qualcosa di più completo potete affidarvi ad una delle agenzie che organizzano giri guidati di tutti i tipi, con approfondimenti di carattere geologico e botanico. Noi abbiamo deciso di combinare le due soluzioni e così la mattina seguente abbiamo iniziato con un giro fai da te, partendo da Zafferana e salendo fino al Rifugio Sapienza. Il paesaggio è una combinazione di colori tanto insolita quanto gradevole: il blu del cielo, il verde degli alberi, il giallo delle genziane in fiore (siamo all'inizio del mese di luglio) ed infine il nero della terra lavica. Mentre percorriamo la strada delimitata dai muretti in pietra nera la vegetazione si fa sempre più rada. Prima scompaiono gli alberi, facendo affiorare sempre più la terra nera su cui contrasta in modo ancor più netto il giallo delle genziane. Poi è la volta degli arbusti in fiore ed il panorama si fa lunare. Poco prima di raggiungere il Rifugio Sapienza parcheggiamo l'auto ed imbocchiamo il sentiero denominato «schiena dell'asino», che ci è stato consigliato la sera precedente. Si tratta di un percorso semplice con un dislivello di poco più di 200 metri che conduce ad una bella vista sulla Valle del Bove, una grande conca ricoperta dalla lava che porta i segni delle colate susseguitesi nel corso degli anni. Qua e là è visibile qualche dagala. Con questo termine di origine araba vengono chiamati gli isolotti di terra che si formano durante le eruzioni per effetto della lava che vi gira intorno e su cui pertanto la vegetazione rimane intatta. Il sentiero offre anche una bella vista sul mare alle spalle della città di Catania. Dopo aver fatto ritorno all'auto proseguiamo verso il rifugio, dove parcheggiamo e visitiamo i crateri Silvestri, distanti solo pochi passi. Per chi non ha mai visto un vulcano tutto questo potrebbe essere abbastanza ma vi consiglio vivamente di salire fino in cima e possibilmente di affidarvi ad una guida che vi possa dare qualche spiegazione dettagliata. E' quello che abbiamo fatto al nostro ritorno qualche giorno dopo.

Noi abbiamo scelto Etna Moving, in particolare il giro che porta fino ai crateri sommitali, e ci siamo trovati bene ma la scelta è molto vasta. Il nostro giro guidato ha avuto inizio con un percorso in jeep durante il quale Fabrizio, la nostra guida, ci ha spiegato le caratteristiche geologiche dell'area dell'Etna e quelle della vegetazione circostante. La ricchezza delle risorse di questa zona è infatti il motivo per cui è molto popolata nonostante la sua conclamata pericolosità. Proseguiamo e ci fermiamo poco dopo sul bordo della strada asfaltata, nei pressi dell'ingresso di una grotta di origine lavica che dall'esterno appare come un'oscura cavità. Indossato il casco ed accese le torce entriamo. La temperatura è attorno ai 14 gradi e dentro è buio pesto. La formazione di questo tipo di gallerie è dovuta al processo di raffreddamento delle colate laviche ed avviene per effetto del progressivo abbassamento della temperatura degli strati superficiali che, raffreddandosi prima, tendono a chiudersi su sé stessi e solidificare a partire dai lati del percorso di scorrimento, fino a formare un cunicolo all'interno del quale la lava ancora calda continua a scorrere. Camminiamo per alcune decine di metri fino a raggiungere la fine della galleria, facendo attenzione a dove mettiamo i piedi e a non picchiare la testa. Nonostante indossiamo il casco protettivo la lava solidificata è infatti molto dura e tagliente. Sulle pareti notiamo la presenza di pochi insetti che vivono in questo ambiente malgrado le condizioni avverse e la totale assenza di luce, mentre dalla parte superiore vediamo affiorare le radici delle genziane. Queste piante si sviluppano tanto in altezza all'esterno quanto in profondità nel sottosuolo e grazie alla loro capacità di affondare le radici nella roccia lavica sono dette spaccapietre. Ritorniamo sui nostri passi incrociando una famiglia di turisti stranieri, padre, madre e due bambini piccoli, che procede in direzione opposta alla nostra. Non indossano né casco né calzature adatte. Non mi pare una buona idea ma evidentemente come sono entrati sono anche usciti, spero incolumi.

Abbandonata l'oscurità della grotta a scorrimento lavico torniamo alla luce del sole e saliamo nuovamente al Rifigio Sapienza, dove prendiamo la cabinovia che ci porta nei pressi della cima dell'Etna. Il prezzo del biglietto comprende l'assistenza di una guida che accompagna gruppi di qualche decina di persone fino ai bordi delle colate più recenti. Il punto più alto raggiungibile dipende dalle condizioni di attività del vulcano. Guardando verso il basso si vede una traccia di terra più chiara. E' la strada che permette ai mezzi fuoristrada di raggiungere la cima partendo dal Rifugio Sapienza (alcuni giri guidati offrono questa possibilità, anche la sera al tramonto). In alto le nuvole si muovono veloci. A turno avvolgono i crateri sommitali nella nebbia per svelarli subito dopo. La vegetazione è assente e tutt'intorno non c'è altro che pietra lavica di varie dimensioni, soprattutto ceneri (i frammenti di diametro inferiore a 2mm) e lapilli (di diametro compreso tra 2mm e 64mm), ma è possibile vedere anche delle rocce di dimensioni maggiori, che vengono denominate bombe. Raccogliendo qualche pietra noterete che in realtà non sono tutte completamente nere ma molte presentano colorazioni che rivelano la natura della loro composizione. Le tracce di rosso indicano la presenza di ferro mentre il giallo indica la presenza di zolfo. I colori si distinguono in modo più evidente intorno alle bocche che ci circondano. Anche le pietre nere possono avere differenze interessanti, come nel caso dell'ossidiana, che deve il suo aspetto vetroso al rapidissimo raffreddamento che ha subito. Questo mare nero è molto più vario di quanto possa sembrare, ma soprattutto è vivo. Dalla terra calda si alza qua e là un po' di fumo, il respiro del vulcano, mentre toccando la terra potrete sentire il calore del suo corpo. Terminato il giro torniamo alla cabinovia che ci riporta al rifugio. Da qui continuiamo la discesa con la jeep e ci fermiamo poco dopo per una merenda a base di pane cunzato e prodotti della zona. Infine proseguiamo verso il punto di partenza fermandoci di tanto in tanto per scattare qualche foto.

Nell'entroterra che circonda l'Etna ci sono molte località interessanti dal punto di vista naturalistico, storico ed architettonico. I cosiddetti paesi Etnei sono un buon punto di partenza per le escursioni della zona, da fare a piedi o in bicicletta. Allo stesso tempo offrono la possibilità di vedere interessanti testimonianze della storia della zona e della sua architettura, senza mettere da parte l'aspetto culinario, onnipresente in tutta la Sicilia. Se invece vi piacciono i paesini di mare potete visitare Aci Trezza, resa celebre dal romanzo I Malavoglia di Giovanni Verga, ed Aci Castello, poco distanti l'uno dall'altro. Sempre sulla costa ma decisamente più estese sono la città di Acireale ed ovviamente Catania, su cui però non vi so dire molto. Taormina rappresenta poi un capitolo a parte: luogo di villeggiatura esclusivo, merita una visita di sera per ammirare il panorama dall'alto della piazzatta e di giorno per visitare il Teatro Greco e la sua meravigliosa vista sul mare. Anche in questo caso ricordate che soprattutto d'estate il teatro viene utilizzato per spettacoli serali e pertanto potrebbe essere difficile fotografarlo senza elementi di disturbo. Un'altra tappa interessante nei dintorni è Castelmola, il piccolo paese che si trova al di sopra di Taormina.

Tornando agli aspetti naturalistici e restando sul tema vulcanologico non potete non andare a vedere le Gole dell'Alcantara. Nell'entroterra a pochi chilometri da Taormina, risalendo il fiume Alcantara, si raggiunge il Parco Botanico e Geologico. Qui è possibile scendere per poche decine di metri fino al livello dell'acqua ed ammirare il fiume che si insinua attraverso una profonda gola dalle pareti basaltiche. La conformazione a carattere colonnare della roccia è indice di un lento processo di raffreddamento della lava, avvenuto migliaia di anni fa. Partendo dalla piccola spiaggetta è possibile risalire la corrente per qualche decina di metri, ammesso che siate in grado di sopportare le acque gelide del fiume. Chi vuole spingersi oltre può noleggiare sul posto degli stivali o provare l'esperienza del canyoning, ovvero risalire il corso del fiume per diverse decine di metri muniti di muta e con l'aiuto di una giuda, per poi tornare indietro lasciandosi trascinare della corrente (ma in questo caso niente fotocamera!). Per chi invece vuole stare all'asciutto la zona superiore del parco è dotata di un percorso naturalistico che permette di osservare le gole dall'alto e di godere di un altro punto di vista, altrettanto interessante. Dato che il parco si riempie rapidamente di turisti l'orario consigliato è appena dopo la sua apertura e possibilmente durante la settimana.

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Sulla strada del ritorno

Dopo quest'ultima esperienza tra le profonde e suggestive Gole dell'Alcantara arriva il momento di fare ritorno verso casa. La strada è lunga e decidiamo di fare un'ultima tappa in Calabria, a Tropea. Si tratta di un piccolo paese in cima ad una rupe che domina il mare. Alcune sue vie terminano con altrettante terrazze a picco da cui si ha una bellissima vista, soprattutto al tramonto, opportunità che i fotografi di matrimonio non si lasciano scappare alternandosi allo scatto nei punti migliori. Ai piedi del paese due spiagge sono raggiungibili scendendo lunghe scalinate. A dividerle c'è una lingua di terra sulla quale sorge la chiesa di Santa Maria dell'Isola, simbolo indiscusso di questa località.

Come avete avuto modo di vedere la Sicilia è ricca di posti da vedere ma se viaggiate in macchina percorrendo lo stivale vi consiglio di spezzare il viaggio con qualche tappa in Calabria. Non distante da Tropea un'altra bella località di mare è Capo Vaticano. Nei pressi di Reggio Calabria potete andare al mare a Scilla e percorrere i vicoli di Chianalea al tramonto. A Reggio invece potete andare a vedere i Bronzi di Riace o passeggiare tranquillamente sul lungomare assaporando un gelato, concedendo ad un unico dubbio di attanagliare la vostra mente: meglio Cesare o Sottozero?

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Il cibo e la cucina siciliana

La cucina non è uno dei miei punti di forza ma visitando la Sicilia è un capitolo che è impossibile trascurare. Tra i prodotti della terra: arance di Ribera, limoni di Siracusa, pomodori di Pachino, pistacchio di Bronte, mandorle di Avola, capperi (e cucunci) di Pantelleria, miele di Zafferana. Tonno e pesce in generale, olio, sale, dolci. Tra i vini, solo per citarne alcuni: Malvasia delle Lipari, Nero d'Avola, Marsala. E ancora: pasta alla norma, arancini (o arancine che dir si voglia), panelle, cioccolato di Modica, dolci alla pasta di mandorle, cassata, cannoli, granita siciliana (quella vera, preferibilmente alle mandorle o al gelso). Se non ve ne siete accorti è da qui che proviene una quantità impressionanti di prodotti che vengono poi esportati in Italia ed all'estero. Alla varietà della produzione si aggiunge la varietà dei metodi di preparazione sul territorio regionale. La granita che mangerete a Palermo non è infatti la stessa di Catania ed ogni paese ha le sue specialità (come la Siciliana di Zafferana Etnea). Avrò sicuramente dimenticato qualcosa (su Wikipedia c'è un'intera pagina dedicata alla cucina siciliana) ma da questa lunga lista si intuisce come i prodotti della terra abbondino in Sicilia e come questo aspetto abbia evidentemente determinato una particolare attenzione nell'arte della cucina siciliana. Se nelle grandi città c'è l'abitudine di comprare al supermercato senza prestare attenzione alla provenienza dei prodotti, in Sicilia è sufficiente andare al mercato ed è quasi impossibile sbagliare. Non mi metto a proseguire con l'elenco ma posso confermare che la stessa attenzione continua naturalmente anche in Calabria (per completezza ecco anche il link alla pagina sulla cucina calabrese).

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Conclusioni e suggerimenti

Come già anticipato se state pianificando un viaggio in Sicilia vi consiglio di scegliere bene una zona e dedicarvi solo a quella. La regione è grande ed è inutile percorrere molti chilometri di fretta: rischiate di perdere delle tappe importanti. A seconda di quali sono i vostri interessi potete pensare di organizzare la vostra vacanza in base al tema che più vi interessa (natura, mare, storia, architettura, etc ). Inoltre le città principali come Palermo, Catania e Trapani sono raggiungibili rapidamente in aereo, quindi potete anche pensare vi visitarle con una toccata e fuga di un week-end.

Se ancora non ci siete stati mettete la Sicilia nella vostra lista e resterete sicuramente soddisfatti sotto tutti gli aspetti, compresa la disponibilità e l'ospitalità della gente.

Se avete domande o commenti potete usare la sezione qui sotto o scrivermi via email.

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FAQ

Qual è il periodo migliore per visitare la Sicilia?

Grazie al suo clima la stagione estiva è molto estesa. Io ci sono stato sia a fine giugno che a metà settembre ed ho trovato un ottimo compromesso tra le condizioni meteo e la quantità di turisti, ma molto probabilmente, seppure con qualche limitazione, la Sicilia è visitabile nell'arco di tutto l'anno.

Qual è il modo migliore per raggiungere la Sicilia?

Gli aeroporti principali sono quelli di Palermo, Catania e Trapani. Da qualche tempo anche l'aeroporto di Comiso è collegato a prezzi ragionevoli ed offre un ottimo punto di partenza per vedere la Sicilia sud-orientale. Via mare, oltre che attraverso lo stretto di Messina, è raggiungibile in nave con arrivo a Palermo. I collegamenti principali sono da Genova, Livorno, Civitavecchia, Cagliari, Napoli e Salerno.

Qual è il periodo migliore per visitare le Isole Eolie?

Evitare agosto (e probabilmente la seconda metà di luglio) è sicuramente un'ottima idea e se proprio non avete scelta evitate di andarci in auto. Posso solo dire che alla fine di giugno il clima era ottimo e le isole assolutamente vivibili, senza un'eccessiva quantità di turisti.

Qual è il modo migliore per muoversi alle Isole Eolie?

L'automobile non vi serve, sono sufficienti le vostre gambe. Anche se soggiornate a Lipari (l'isola più grande) potete muovervi senza auto. Se volete spostarvi liberamente tra le spiagge o per fare un giro dell'isola allora potete noleggiare uno scooter o se proprio serve un'automobile. Sono disponibili anche le biciclette ma le poche strade non sono il massimo per questi mezzi. Le altre isole sono più piccole e nei centri abitati difficilmente si sente l'esigenza di un mezzo di locomozione, tantomeno a motore (a Panarea addirittura sono ammessi solo mezzi elettrici).

- 28 Ago 2016 -



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